E' suggestivo l'inconsueto. Ove esista un mondo immaginato, lontano dagli schemi abituali, quello apparir� normale a chi ne viva a contatto. Le forme diverse da quelle che la consuetudine ci fa incontrare hanno il potere di stupire, di evocare situazioni rare, nuove, di stimolare sensazioni diverse, sentimenti improvvisi. A poco a poco tuttavia, continuando nel rapporto di visualizzazione, la tensione emotiva si rallenta, l'ambiente e le forme svelano ogni loro particolare, colmando lo squilibrio tra la loro imprevista struttura e l'assuefazione che la vista ne subisce. L'iniziale, magico rapimento scompare, ma rimane tuttavia il senso di una tensione o di un equilibrio che inconsciamente ci pervade, ci condiziona, ci completa.
Esistono tuttavia grandi visioni che nella vastit� dimensionale, nella costante variet� degli aspetti che assumono per ragioni fenomenologiche naturali, riescono indefinitamente a stupire, a commuovere, a esaltare, a rapire.
Il cielo, il mare, ogni vasta veduta panoramica o aerea, non arrestano mai la suggestivit� della propria apparenza e questo, proprio perch� l'animo umano e i sensi, nella pur molteplice possibilit� ricettiva, non riescono mai ad esautorarne il possesso visivo e dalla vastit� di questo fenomeno di insoddisfattibile bramosia rimangono soggiogati e incantati.
Pietro La Barbiera ha scoperto questi particolari segreti della visione e se ne serve per comporre, anzi, per costruire tutto il suo mondo. Queste composizioni, nelle quali si mantiene l'atmosfera metafisica di altre composizioni precedenti, hanno, nell'assunzione di una soggettistica particolarissima, non la pretesa di evocare situazioni simboliche di un letterarismo surreale, bens� quella di sostenere in un ermetismo autobiografico, parafrasi figurali di proprie mnemoniche elucubrazioni, per cui lo spazio che ritorna da lontani orizzonti non ricompone assiomi di scoperte che altri hanno precedentemente definito, e qui potremmo rievocare gli elementi e i temi che ha usato Magritte, bens� rimonta nel tempo ricordi di un'epoca
neppure ancestrale, bens� formativa, e tenta di esaltarsi, giustificando raccordi culturali, in una scelta di immagini non arbitrarie, simbolicamente rispondenti al proprio turbamento intimo. Non proprio i fatti, dunque, sono all'origine di questa riviviscenza ideale, bens� le sensazioni, i moti psichici, i traumi emotivi che il tempo non con
suma, ma che anzi, sublima e concede ad un recupero catarsico tramite lo spettacolo visivo. Spettacolo-cerimonia che si svolge in uno spazio asettico e cristallino, in un tempo saturo di riferimenti che, ad un'analisi pi� circostanziata, risulta poi eternamente fermo nel profondo della coscienza.


Giuse Benignetti

   
     
     


Pietro La Barbiera - diciamolo subito - � un pittore siciliano che con perfetta convinzione e mediante alcuni simboli mitologici, non solo riesce a riesumare le civilissime radici dell'illuminata pittura mediterranea, ma ci focalizza la sconcertante realt� aggredita dalla ricreca spasmodica di tecniche pi� avanzate. E poich� le modalit� pittoriche variano secondo i richiami visivi della realt�, questa viene filtrata dai naturali canali della fantasia umana e quindi presentata - mediante le severe strutture delle geometriche armonie - cromaticamente viva o soffusa delle sublimi bellezze etereo-terrestri.
Il Nostro � un pittore che con la luce del cuore riesce a far riflettere sulle tele il calore dei suoi sogni siderali in una meccanica spaziale ricca di prestigiose argomentazioni e scavate dal vasto filone artistico-cosmologico.
I punti essenziali della sua pittura orbitano in un campo infinitamente composito-ideale, dove la ricerca psicanalitica, non solo stacca il senso della spazialit�, ma con l'aiuto di precisi calcoli geometrici, studia e mette in luce l'equilibrio della materia simbolizzata, le radici di ogni nostro stupore, le proiezioni di mistiche figure architettoniche e gli ampi motivi dell'essenzialit� pittorica. Nascono cos� le irriducibili funzioni psico-poetiche di natura essenzialmente ermetiche che, nelle diverse dimensioni mentali, incarnano, non solo la violenza tecnologica dei nostri tempi, ma ci identificano quell'ampia metafora che il nostro Artista crea intorno all'arido mondo proiettato nel vuoto e pur sempre soggetto alla dinamica delle leggi sconosciute.
Le immagini concepite dentro i valori dello spazio, hanno certi effetti visivi sorprendenti e trovano quella evocativa luminosit� che � ricchezza d'esposizione sensoriale.
E' per questa valida ragione che la realt� si configura coi valori dello spirito; � per questo motivo che le composizioni divengono vulcaniche e prorompenti. Il reale cio� vive nell'irreale con una smaniosa ricerca d� paesaggio cromatico pronto a accogliere ed armonizzare la raffinata fantasia del nostro pittore.
La realt� compressa e sostenuta dalle armoniose leggi divine viene captata, attraverso simboli, nell'infinito spazio che ci circonda e mette a nudo il frutto di ricerche e riflessioni per la conquista di un'autonomia espressiva.
Nei suoi lavori Pietro La Barbiera si ispira ai fenomeni e alle proiezioni geometriche, appronta una pittura che suscita meraviglia e stupore, presenta taluni valori di architettura mitologica, infine ci inquadra un mondo di sapore sublime nell'immutato silenzio dell'infinito.
Alla sintesi essenziale di queste forme pure, il Nostro � giunto attraverso una progressiva assimilazione di tendenze e correnti e attraverso una
ricerca pittorica di indubbio valore artistico. Ci guida in questo studio la sua prepotente carica vitale che abbiamo riscontrato nella � mano l'indice rivolto verso l'infinito e il segno eloquente della morte fisica, sono un severo ammonimento per l'homo sapiens contemporaneo.
I molti primi piani, i cieli turbolenti, i pleniluni riposanti ci danno l'eterea sensazione delle cose appartenenti alla realt�, ma intrise di lirismo che sconfina nei canali della nostra coscienza.
Egli, dunque, � il vero depositario dell'arte antica e di quella moderna.
Tali sono le sue poetiche pi� attuali; tali i temi pi� ricorrenti della sua pittura.


Luigi Guarasci

 

   
     
     

Diciamo subito che a nostro avviso Labar mostra due momenti � morali � distinti pur nell'ambito di una esposizione estremamente omogenea e - diciamolo pure - affascinante.
Elementi base del suo discorso sull'Uomo sono: grandi spazi pietrosi ma razionalmente ordinati, orizzonti lontani rischiarati da improvvise intense luminosit�; in primo piano monoliti (cubi, macigni od altro) ad indicare ci� che l'Uomo � stato. S�, perch� in queste opere di La Barbiera l'Uomo � gi� passato; trascorsa la sua gloria ne rimane testimonianza sulla terra attraverso colonnati di templi greci (classicit� intesa come � summa � della razza) o negli spazi infiniti, resi vuoti dalla tecn�ca, in quei grandi monoliti anch'essi assommanti la dimensione della storiacultura. Ma l'uomo non c'�. Forse in alcune opere conformemente a certe antiche filosofie vi � il suo � io � ridotto a sfera ascendente al punto di luce - calore fuoco vita - alto nel cielo.
Avvertibile, dunque, la dimensione spiritualistica di queste opere. In altre invece - non molte in confronto - l'Uomo c'�: ridotto ad anonimo astronauta, robot ridicolizzato dal passato della razza, annullato da se stesso, mitizzato, in fase di =comparire come individuo ma c'�. Dunque, l'Uomo colto in fase - in tal senso - involutiva � in azione: si attutisce la dimensione immanente di eternit� per avvertire, in vece, quella pi� � modesta � di una individualit� morale positiva.


Federico Napoli