Pietro La
Barbiera Labar, nato a Messina [...], pittore, sculture, incisore ha
esposto le sue opere in numerose mostre personali in Italia e all'estero
(Stoccarda, Tokyo, Monaco, Vienna, New York).
La sua ricerca artistica si muove, apparentemente, nel grande filone
della nuova figurazione in un arco che comprende la cultura del
surrealismo e dell'iperrealismo.
In verit� l'origine della sua storia artistica � tutta racchiusa nelle
straordinarie, rare e intense capacit� di tradurre su una lastra di
rame, sulla pietra o su di un blocco di legno il frutto delle sue
notevoli qualit� d'osservatore del mondo reale. Un osservatore attento
che sceglie il suo soggetto ritagliandolo e assumendolo come emozione
poetica, definendolo come risultato di uno sguardo che dalla
enumerazione ostinata e paziente degli oggetti ricava significati
d'ordine metafisico, umori e stati d'animo propri di chi sente come
vocazione il potente e misterioso silenzio della contemplazione. Questo
sguardo carico di cultura e di tecnica che viene da una tradizione
antica si trasforma in gesti sapienti che trasmettono agli strumenti di
lavoro anche le pi� minute percezioni visive. Il suo laboratorio � la
testimonianza concreta di questa sequenza dell'attivit� artistica di
Labar: vi sono dei torchi antichi, pezzi che farebbero gola ad un
collezionista, strumenti per incidere ornai introvabili, materiali
(rame, carta, colori) che provengono dalla Francia e dalla Gran Bretagna
scelti con la cura di chi conosce il valore del rapporto che esiste tra
la qualit� della gestualit� dell'artista e la qualit� dei materiali che
vengono usati. Nell'atelier di Labar l'antica arte dell'incisione rivive
in tutto il suo splendore e la sua nobilt�. E' solo assistendo e
osservando l'artista mentre lavora che si possono scoprire il ritmo e il
rito e le tensioni che fanno nascere ogni volta una copia incisa: c'� un
grande silenzio che sovrasta tutto perch� anche un piccolo errore pu�
compromettere per sempre una stampa; c'� una meticolosa osservanza di
regole nate dall'esperienza che riguardano la carta umida al punto
giusto, la inchiostrazione di una lastra anch'essa approntata con
pazienza infinita, la preparazione del torchio e finalmente la stampa;
quanto tempo � passato? Porse una o due ore: tanto costa stampare bene.
E' un tempo che si aggiunge a quello lunghissimo che ha impegnato
l'artista nel disegno e nella trasmissione sulla lastra di rame dei
segni che una volta fatti non sono pi� modificabili. Prima della
fotografia era con questi strumenti che gli uomini documentavano il loro
sguardo sul mondo. Questa Tecnica artistica consentiva proprio per la
sua inevitabile precisione di costruire il catalogo degli oggetti, un
catalogo che ha sempre esaltati, la natura culturale della visione, del
modo come gli occhi hanno guardato nelle diverse epoche la natura e i
paesaggi della civilt� umana.
La fotografia non appena � apparsa, ha quasi cancellato il valore
dell'incisione ma, pi� tardi, ha essa stessa dovuto combattere una dura
battaglia per conquistarsi un posto nel mondo dell'arte. Ed � stato
lungo il tempo necessario per accorgersi che non esiste un'immagine
oggettiva della realt� e che dietro l'obbettivo c'� sempre uno sguardo
che trasforma il reale e che lo interpreta. Oggi, quando la
comunicazione corre veloce sulle ali dell'elettronica, quando le
immagini invadono sempre pi� il nostro vivere quotidiano, i tempi lunghi
dell'incisione, le sue attese, le sue minuziose pratiche artistiche
ritornano come un bisogno di rispecchiarsi in una pausa, in un silenzio
quello che ci coglie quando guardiamo la bellissima piazza San Fedele in
questa mostra. Paul Virilio (pittore, sociologo) dell'Ecole Sp�ciale
d'Architetture di Parigi nel suo ultimo libro �La machine de vision�
afferma che oggi occorre mantenere attiva al massimo la motilit� oculare
perch�, ad esempio, le tecnologie della televisione ad alta definizione
potrebbero provocare serie difficolt� percettive. Le immagini di questo
tipo di televisione sarebbero cos� brillanti e cos� nitide da risultare
assai diverse rispetto a quelle che i nostri occhi sono in grado di
percepire naturalmente. Si instaurerebbe cos�,una sorta di concorrenza
tra la realt� che si presenta ai nostri occhi e le immagini di
rappresentazione videocomputerizzata�. In questo scorcio di futuro che
presto sar� una realt� (l'alta definizione � alle porte) diventa ancor
pi� importante recuperare una capacit� di vedere nel tempo e nello
spazio che non atrofizzi i nostri occhi: la lezione dell'incisore �
certamente un'esperienza preziosa che non dovrebbe pi� essere
valorizzata solo da pochi cultori.
GIOVANNI BELGRANO, 1990.
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