E non �, forse, il mondo, un gigantesco sasso?

Fiabesco � il pittore e fiabesca � la sua pittura. La fiaba � consolazione al vivere, addolcisce lo vita. Questa pittura non liti alcuna intenzione di far soffrire, ali far pensare. Al pi� vuole consolare. Il pennello scivola con maestria e anche con freddezza. Se ci si riscalda, ad inventare, si finisce per invocare Dionisio. Non � pittura frenetica; � pittura apollinea. La calma � la sua virt� e cos� la lentezza. Tutto procede senza perturbazione alcuna: il cielo � terso, l'acqua � chiara, i sassi sono lucidi di acqua e di cielo. Non c'� l'ombra, non c'� Io tempesta. Ogni quadro, negli occhi di chi guarda, produce ut misto di stupore e di ammirazione. Lo stupore scatena una domanda: esistono luoghi cos�?. L'ammirazione scatena un'altra domanda: come fa, il pittore, ad immaginare questi luoghi?. E io alla prima timidamente rispondo: esistono sul pianeta luoghi ancora pi� belli di questi. Basta cercarli. Ed io alla seconda rispondo: esistono nell'immaginazione di ciascuno mondi eccellenti. Basta immaginarli. Il pittore in questo caso fa ci� che gli alni desidererebbero fare e non fanno. I1 pittore interpreta - ed interpretando, asseconda - il desiderio del bello di ciascuno. Anche nel cinema � cos�. Si potrebbe anche dire che questa pittura ha dei vezzi cinematografici: effetti speciali, alter definizione, riprese dal cielo.
La nostra dedicata a Labar abbraccia quindici anni della sua pinna. E' possibile cos� assistere pienamente e con soddisfazione a tutte le sue microscillazioni e avere chiara l'idea del suo pensiero pittorico. La sua prima opera, del 1974, ha per titolo 'Invasione ". Chi dipinge ha per occhio un grandangolo che guarda dal basso verso l'alto. E dal basso vede possenti colonne, possenti come quelle del Tempio della Concordia ad Agrigento. Dal cielo e all'interno di questo improbabile tempio quadrato piovono sfere. Non sono sfere pietrose, non sono bombe. Sembrano palloncini. E' una immagine assolutamente non tragica. piuttosto e ima favoletta.
E cos� le altre visioni di quell'anno. Le scaglie del "Monumento alla sfera" non feriscono gli occhi e non ferirebbero i piedi. Le nuvole de "La notte" non annunciano tempesta; sul basamento di "Reperti" di sicuro non si compier� mai alcun sacrificio.
Dal 1979 compare la felice e caratterizzante serie dei "Sassi ". E' meglio dire sassi o pietre? In realt� esiste -fra il sasso e la pietra - una differenza capitale. La pietra �, per definizione ducentesca di Uguccione da Lodi, ' frantume di roccia usato come materiale da costruzione o per ornamento ". La pietra, dunque, prevede una frantumazione, un distacco, una frattura dal masso originario. Questa frattura pu� essere ad opera di uomo o di natura. Non � importante. Sta di fatto che la pietra � frutto di un distacco. La pietra ha il dolore.
Il sasso � definito da Padre Dante: "pietra, di forma e dimensioni varie, cos� come si trova in natura; in particolare: montagna". Il sasso non contiene in s� la fattura od il distacco. Madre natura lo fa trovare cos�, semplicemente. Il sasso non � il frutto di una ferita. Il sasso non ha dolore.

Scriveva Umberto Saba:

"Mi sono messo a giacere
sotto le stelle, una di quelle
notti che fanno dell'insonnia tetra un religioso piacere. Il mio guanciale � una pietra."

Molte parole si potrebbero dire a commento di questi versi bellissimi. Ma � meglio non aggiungere nulla.
Si pu� dire soltanto che - nella vita personale di ciascuno - ci sono dei periodi in cui anche il pi� soffice dei cuscini ci sembra di pietra. E ci sono anche dei periodi in cui -al contrario - anche il pi� duro dei sassi ci sembra un soffice cuscino. Tutto ci� dipende dalla felicit� o dalla infelicit�.
I sassi di Labar sembrano cuscini. Non c'� alcuna durezza. L'acqua si insinua pura conce un cristallo; non � mai torbida. E ancora: non c'� mai alcuna presenza umana. Tra le righe sembra leggersi un messaggio: la vera quiete � senza l'uomo. L'uomo offende sempre la quiete. I sassi di Labar hanno variazioni infinite. Labar potrebbe tranquillamente dipingere sassi per una vita intera. Non farebbe mai un quadro uguale all'altro. Piccoli e grandi, grigi o blu, levigati o iridescenti, lambiti dal mare o riscaldati dal sole. L'infinito e silente mondo dei sassi. E non �, forse, il mondo, un gigantesco sasso ?



Giovanna Giordano

MESSINA, GENNAIO MILLENOVECENTONOVANTADUE